lunedì 8 ottobre 2012

√ Stanotte ho sognato Giuliano #Ferrara

L'Elefantino, logo autoironico di Giuliano Ferrara
Stanotte ho sognato Giuliano Ferrara, non me lo sarei mai aspettato ma è successo. Premetto che seguo e apprezzo il controverso Elefantino (sulla carta e in tv) dai tempi dell'università. A volte non son d'accordo con lui (tutta la parabola berlusconiana del Ferrara mi lascia tiepido) e a volte invece sì, e proprio nelle sue campagne di principio perse in partenza: ma non è questo il tema. Lo considero un geniale erede del giornalismo di militanza politica (che è politica, non giornalismo) in cui eccelse, con altre idee e temi storici, il cav. Benito Mussolini.

Premesso quindi che non ho né amore né odio per il Ferrara (casomai stima intellettuale), e che non capisco come mai mi abbia visitato oniricamente, ecco il sogno nudo e crudo. Vi giuro che non invento né infioretto.

Siamo in una palazzina Novecento in una città indefinita, una grande città, grigia, più Milano che Roma. In casa c'è gente e di là c'è Giuliano Ferrara: so che è lui, anche se non lo vedrò mai per tutto il sogno. Non è casa nostra ma da qualche parte c'è anche mia moglie; io mi sono appartato in una specie di salottino o boudoir coi giornali sul tavolo (mi succede ai ricevimenti mondani, dopo un po' mi stufo e cerco qualcosa da leggere).

Davanti a me la prima pagina de Il Foglio, con l'editoriale del direttore, e di là lo stesso Giuliano Ferrara che comincia ad alzare la voce e a parlare come da solo, lo sento attraverso la porta chiusa del boudoir. Alzo lo sguardo all'editoriale di spalla in prima, non lo leggo parola per parola ma ad sensum, è una specie di addio alla carta stampata. Dice che nel momento della difficoltà l'unico a tendergli la mano è stato Bobo Craxi, che gli ha offerto di dirigere un quotidiano online sulla piattaforma Virgilio. "A Bobo ho insegnato a scrivere le "h" con la stanghetta da piccolo", ricordo la frase-madre dell'editoriale.

Intanto Ferrara nel salotto principale parla a voce sempre più alta e scomposta, non capisco le parole ma il tono sì, mi preoccupo, dov'è mia moglie tra l'altro...ma essendo un sogno non mi alzo, non muovo un dito e resto preda del fato come nella tragedia greca. Alla fine un boato, trambusto, rumor di passi, voci concitate. Devo alzarmi e andare di là. Entro in soggiorno e trovo la portafinestra spalancata e gente sul balcone che guarda giù: mi affaccio anch'io, non vedo lui ma i sanitari e i rianimatori nel fossatello a filo strada pieno di felci e rampicanti (quello dove si affacciano le bocche di lupo delle cantine), i curiosi già sul marciapiede. C'è anche Anselma Dell'Olio con il cane. Ma dov'è la mia, di moglie? Ah eccola (non era lei il tema ma evidentemente l'inconscio la usa per drammatizzare).

Alla fine arrivano i barellieri, ricordo atletici e nerboruti, e portano d'urgenza l'enorme mole (che intravedo ma non vedo distintamente) in ospedale, scivolando a fatica lungo il marciapiede. 

Mi sveglio, preoccupato, e corro ad aprire l'Ansa sul portatile: ah meno male!

Morale: ci sono tutti i temi a me cari. Un controverso grande uomo che si chiama Giuliano, 
la politica con il suo infinito travaglio, il crollo della seconda repubblica di conio silviano, l'imminente fine della stampa di carta (retaggio novecentesco) soppiantata dal web, la grandezza scespiriana della caduta più che dell'ascesa...

Si dice che sogni come questi allunghino la vita del sognato (e speriamo anche del sognante): long live Giuliano Ferrara! [e i Giuliani in genere]

* e per sdrammatizzare, ecco l'immenso Ferrara in versione rapper: "Cavaliere, tienimi da conto Monti"

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