martedì 26 novembre 2013

doctor jekyll, mister #silvio

L'indimenticabile Silvio Berlusconi
dottor jekyll, mister silvio

gianlorenzo barollo

l'eco di bergamo 26/11/13

È uno strano caso quello del signor Silvio e del cavaliere Berlusconi. Uno è un avventuroso imprenditore di successo, proprietario di televisioni e giornali, finito nel mirino della magistratura per qualche banale dimenticanza tributaria (mister Agrama ne sa qualcosa)
ed eccessiva generosità verso prosperose teenager. L’altro è un politico che parla dritto alla pancia della gente e ha raccolto milioni di voti sotto la bandiera della libertà (ora condannato per la faccenda dei soldi non versati al fisco. Il cavaliere invece ha guidato fino all’altro ieri il polo del centro destra finchè non è scivolato su una chiazza di spread davanti a palazzo Grazioli. E’ una situazione incresciosa, poichè si tratta della stessa persona. Silvio stesso si è svelato rivolgendosi al presidente Napolitano: dammi la grazia, ma senza che te lo chieda. Purtroppo non funziona così. E poi sono in arrivo altre sentenze, altri impicci. Mica si può concedere l’amnistia perpetua, come il prigione». Serve una soluzione definitiva al caso: questi due individui non possono coesistere nella stessa persona. Pena la caduta del governo, il default dell’Italia, il crollo dell’euro e il naufragio delle democrazie occidentali. Pare che il Cnr stia lavorando a un progetto di sdoppiamento atomico con ciclotrone. Avremo finalmente due soggetti distinti: il reo Silvio e il cavaliere smacchiato. Oppure raddoppieremo i nostri guai.

domenica 17 novembre 2013

#forzaitalia e nuovo centrodestra, fratelli coltelli

berlusconi e alfano: ci eravamo tanto amati...
la scissione di alfano e dei governativi del pdl da forza italia dopo settimane di tira-e-molla non ha colto nessuno di sorpresa, e si presta ad una duplice chiave di lettura. i teorici del complotto lo leggono come un teatrino politico che cela un'operazione consensuale di spacchettamento, come accadde per il partito dei "fratelli d'italia".

in questo modo berlusconi si sarebbe scrollato di dosso le estenuanti liti tra falchi e colombe, riuscendo nel funambolico intento di tenere un piede al governo e uno all'opposizione, creando un contenitore alleato ma formalmente indipendente per intercettare gli elettori moderati più colomba che falco, giocando su più tavoli e tenendosi aperte tutte le opzioni e le alleanze. in una fase di grande fluidità politica, dove il cav non ha più i numeri per far cadere l'esecutivo ed è come sempre zavorrato dalle preoccupazioni per le sue aziende in caso di crisi di governo, silvio sarebbe insomma riuscito nel suo estremo capolavoro da zelig, quello di essere all'opposizione di se stesso, con un partito di lotta ed uno di governo.

l'altra scuola di pensiero lega invece il "parricidio di silvio" compiuto dal suo ex pupillo alla rinascita del grande centro democristiano, risultante dalla convergenza degli alfaniani con l' UDC di casini e la corrente ciellina di scelta civica, che ha recentemente abbandonato al suo destino la navicella di monti. secondo questa interpretazione lo scambio di cortesie nella separazione tra silvio e alfano sarebbe solo buonismo politico di facciata, mentre il disegno dell' ex delfino del cav sarebbe nientemeno che il superamento del bipolarismo. tanto più che si ipotizza una legge elettorale proporzionale che sembra fatta apposta per far resuscitare la vecchia politica dei due forni di democristiana memoria, con il centro a far da ago della bilancia per alleanze (pre o post elettorali) volta a volta con la destra o la sinistra.

una cosa pare assodata: le elezioni anticipate nessuno le vuole, dato che destra, neo centro e sinistra stan vivendo un gran rimescolamento di carte. l' unico pronto alla pugna pare il solito grillo in perenne guerra contro tutto e tutti.

il resto, se la scissione del nuovo centrodestra di angelino  sia vera o sia solo una recita a tempo, se il bipolarismo sia morto o destinato a rinascere alle prossime politiche sotto mentite spoglie, lo scopriremo solo vivendo. tanto qui in italia non si combina mai nulla, ma lo spettacolo, almeno quello, è sempre assicurato.

mercoledì 13 novembre 2013

se #M5S tira la #corda su #nassiriya

l'onorevole emanuela corda
vengo stimolato dall'amica @susanna.ricciarelli1 ad esprimermi sulla deputata grillina emanuela corda, che nella commemorazione dell'attentato di nassiriya alla camera (seduta del 12/11/13) ha detto che nessuno ricorda il kamikaze marocchino che è anche lui vittima del fanatismo islamico (suscitando comprensibili reazioni di sdegno). 

sull'iraq col senno di poi il giudizio è chiaramente negativo, basta vedere cosa è stato il dopo saddam. tuttavia la missione italiana era successiva alla fine del conflitto e basata su una risoluzione ONU. se poi mi dici di condannare moralmente il kamikaze, non lo posso fare in quanto non essendo dio non giudico le coscienze. se invece mi chiedi quale fosse a mio parere lo status del kamikaze, risponderei "combattente per motivi religiosi", quindi paradossalmente se c'è un paradiso dei martiri della sua fede, sarà di sicuro lì. 

insomma fino a prova contraria tutto era il kamikaze, fuorché "vittima". discorso analogo per bin laden e financo per priebke. come vedi cara amica non ho alcun timore di esprimere le mie idee, anche se un po' fuori dal coro. detto questo, qui siamo su un social blog mentre l'onorevole corda era in una commemorazione in parlamento, ovvero in sede e contesto ben diverso. la grillina è stata assolutamente inopportuna e fuori luogo, volendo fare la bastian contraria a tutti i costi. questo è il mio pensiero: altri possono averne altri, tutto è opinabile in politica.

sabato 9 novembre 2013

#Cisnetto: Evitare la deriva populista

La cronaca politica è riempita esclusivamente dalle diatribe interne a Pd e Pdl. A volte sovrastano quelle relative al sanguinoso percorso dei Democratici verso le primarie per la segreteria, altre volte predominano quelle che riguardano Berlusconi e lo scontro tra berlusconiani doc e diversamente berlusconiani. In entrambi i casi si tratta di guerre fratricide, senza alcuna esclusione di colpi, che hanno per obiettivo il controllo dei rispettivi partiti, o per meglio dire quel che di loro rimane. Fanno da contorno, ma si integrano perfettamente nel contesto, gli scontri dentro Scelta Civica, che hanno già portato il suo fondatore, Mario Monti, a lasciare, e dentro la Lega, con il possibile ritorno di Bossi, la ancor più probabile uscita di Tosi e la segreteria messa in palio da Maroni, che preferisce restare asserragliato nel fortino della Regione Lombardia. Persino i pentastellari di Grillo faticano a tenere insieme i cocci.

In questo quadro spicca la debolezza del governo, sovrastato da guai interni ai suoi tre azionisti che finiscono per brandire come clave i temi relativi all’esecutivo, dalle scelte economiche (prima Imu e Iva, ora la legge di Stabilità) alle insorgenti emergenze (ultimo il caso Cancellieri), al solo scopo di regolare i propri conti interni. Peccato, però, che siano guerre inutili. Il discredito di cui godono la politica e i suoi attori – tutti, senza eccezione alcuna, accomunati da un giudizio che inevitabilmente appare generico e qualunquista, ma che purtroppo è più che fondato – come pure le istituzioni, discredito rafforzato proprio dallo spettacolo indecoroso di queste guerre intestine fini a se stesse, fa si che la conquista della leadership dei partiti risulti, e sempre più risulterà, del tutto ininfluente ai fini della conquista del consenso popolare.

La nostra stima è che gli attuali partiti alla prossima occasione elettorale, specie se sarà quella europea, che da sempre induce l’elettorato a maggiore libertà, saranno investiti da uno tsunami di proporzioni gigantesche, che finirà per spazzarli via. Sia chiaro, non è un auspicio il nostro, ma una previsione. Noi desideriamo il cambiamento, anche radicale, ma naturalmente ci poniamo il problema di verso quale lido s’indirizzeranno i voti in fuga e della conseguente governabilità. Non siamo per il tanto peggio tanto meglio, ma condividiamo le ragioni per cui gli italiani non ne possono più. E vorremmo che i partiti, o quel che resta di loro, capissero –ammesso e non concesso che siano ancora in tempo – quel che gli aspetta e ciò che può succedere al Paese. Ma, appunto, è difficile credere che possano averne la capacità, visto lo spettacolo cui ci fanno assistere.
Si dice che molto dipenderà dalla legge elettorale. È stato vero per molti anni e fino a qualche tempo fa. Ora è tema relativamente indifferente: non sarà una tecnicalità di conteggio dei voti o l’altra a indurre maggiore o minore disponibilità degli italiani verso questa offerta politica. Né sarà questa o quella legge elettorale a determinare il quadro politico successivo alle elezioni. Noi restiamo fermamente convinti che sia meglio una legge di forte ancoraggio europeo, e che le uniche due esperienze copiabili – a patto che vengano importati anche i rispettivi sistemi istituzionali –siano la tedesca e la francese. Preferiamo il sistema tedesco, ma piuttosto che un qualche pasticcio all’italiana, ben venga quello transalpino. Tuttavia, salvo adottare un maggioritario ancor più sfacciato di quello in vigore, il tema vero sarà quello che il basso consenso costringerà nuovamente a riunire le forze residue in larghe coalizioni. Ed è per questo che se ciascuno degli attori in campo avesse un briciolo di cervello residuo, si affiderebbe ad un sistema di tipo proporzionale, correggendo la dispersività con una robusta soglia di sbarramento (non meno del 5%), a sua volta corretta dal diritto di tribuna.

Ma in tutti i casi il nodo da sciogliere è un altro: chi erediterà il voto in uscita dai vecchi recinti della sinistra, del centro e della destra. Che accada prima delle prossime elezioni – ripetiamo, con tutta probabilità quelle europee, considerato che riteniamo improbabile una caduta del governo anche dopo la decadenza da senatore di Berlusconi – perché nel frattempo avverrà l’implosione di Pdl e Pd, o che avvenga dopo le urne per effetto del “voto contro” degli italiani, la questione delle questioni è la nascita di nuovi soggetti politici – avulsi rispetto agli attuali – capaci di incanalare la protesta.

La nostra speranza e il nostro impegno è che ciò avvenga a favore di soggetti alternativi ma non protestatari e populisti (massimalisti di sinistra, qualunquisti di destra, genericamente agnostici). Ma è dura. Perché all’orizzonte non c’è ancora niente, e il tempo stringe. Maledettamente.

Enrico Cisnetto
Terza Repubblica

09/11/13