mercoledì 4 luglio 2012

√ Cha cha cha della segretaria

Photo: Mazaraonline
Ebbene sì. Anche lo scrivente soggiace al fascino discreto, al burocratico allure della segretaria. Come nel celebre cha cha cha, la segretaria impera sull'ufficio ticchettando sulla tastiera della macchina da scrivere (ieri) e del computer (oggi), ma soprattutto tiptappando per i corridoi con il suo eterno tacco 8, altezza perfetta della calzatura, né da suora laica né da vamp sfasciafamiglie. Vicemoglie quindi vicemadre, la segretaria deve tenere a bada e riportare a forma, a lettera a memo a documento, la genialità straripante del capo, grande uomo ma (fatalmente) tracimato e dispersivo. E questo ancor più in contesti politico-associativi, nei quali alle normali dinamiche aziendali si sommano gli equilibri e le dialettiche politiche. Non basta la pazienza di Giobbe e la sapienza materna della chioccia coi pulcinotti.

Manuela ho imparato a conoscerla da quando oltre che presidente di Bergamo sono dirigente regionale Fiaip, respon
sabile cultura e formazione.di oltre 1300 agenti immobiliari in tutte le province lombarde. In questa veste mando email in protocollo regionale, e debbo quindi dettarle o commissionarle direttamente alla segretaria regionale Fiaip, che invierà le comunicazioni dal server centrale alla periferia..senza fretta (cit:) Essendo versata nella scrittura, ella ama trarre dai miei input delle comunicazioni interne di grande impatto. Io leggo lei (per forza) e lei legge e sa tutto di me, senza darlo troppo a vedere.

Come era prevedibile, ebbi con Manuela un epico scontro, dovuto ad un equivoco di natura proprietaria. Un pomeriggio di un'interminabile riunione al ventunesimo piano del Fiaip-grattacielo milanese di Porta Romana, mi sovvenne una comunicazione urgentissima da inviare ai miei associati bergamaschi.e mi appropriai del "suo" computer, previo bofonchiamento per me risolutivo, per lei evidentemente criptico ed irritante. Con una scusa la mandai a fare il caffè: non fece in tempo a girarsi che io mi ero installato sul suo sgabello, riducendo a icona 12 finestre con zampa di leopardo e cominciando a farmi i fatti miei sulla di lei macchina.


Quando me ne accorsi era troppo tardi. La vidi entrare e fissarmi con gli occhi della Medusa, mentre la temperatura nella stanza si abbassava di tre gradi e la sua figura si alzava di una spanna da terra, come in un manga giapponese. "Olivati le ho già detto e ridetto di non toccare il MIO computer, CHE COSA STA FACENDO?!?", sillabò con voce ormai non sua, mentre il vento le scompigliava i capelli e improvvisamente si faceva buio su tutta la Terra. In quel momento non eravamo lei l'impiegata e io il dirigente dell'associazione di agenti immobiliari che la impiegava: eravamo lei la menade baccante e io il maschio sacrificale, prossimo ad essere smembrato e dato in pasto in onore di Dioniso.


La militanza politica affina la sensibilità e aiuta. Il pavimento di marmo freddo dell'atrio del liceo sul quale appoggiavo il sedere nelle interminabili assemblee dall'età di quattordici anni, le lunghe assise federative, i congressi infuocati, i miei consigli provinciali Fiaip, le elezioni che mai ho fallito finora, i 21 anni di matrimonio che mi hanno insegnato l'arte di trattare con le femmine: tutto mi passò dietro gli occhi in un istante. Senza dire una parola scesi dallo sgabello e me ne uscii dalla sua stanza.


Da allora, sempre dandoci rispettosamente e un po' snobisticamente del lei, ci siamo sempre stimati e rispettati e letti vicendevolmente e tacitamente, mai più rivangando quell'indimenticabile pomeriggio di fuoco.


Cha cha cha...



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