venerdì 10 gennaio 2014

#Marò: siamo italiani, laviamocene le mani

I due marò detenuti in India [Photo: Wakeupnews]
La vicenda dei marò che rischierebbero la pena di morte in India è vergognosa, e indice di una debolezza strutturale dell'Italia. Io non li voglio difendere a prescindere, anche perché su quella nave non c'ero e non so cosa sia successo. Cosa sia accaduto in realtà non si è ben capito, perché secondo la versione della polizia italiana a sparare non furono loro, mentre secondo gli inquirenti indiani i due marò hanno ucciso i pescatori che si erano avvicinati troppo alla nave commerciale difesa dai fucilieri di marina. Qualcuno dice anche che i pescatori indiani non erano proprio tanto pescatori ma forse assomigliavano più a dei pirati armati.

L'unica certezza è che il fatto è avvenuto in acque internazionali e dunque la giurisdizione non è indiana. I marò sono stati portati sulla terraferma con l'inganno, per testimoniare contro i pirati, e poi arrestati dalla polizia indiana contro ogni codice militare e di diritto internazionale.

La vicenda è stata strumentalizzata ai fini delle elezioni politiche indiane dove (non dimentichiamolo) Sonja Gandhi, di chiara origine italiana, è uno dei capi partito più importanti. Il governo italiano fin dall'inizio (sotto Monti) si è mosso malissimo sulla vicenda, con una serie di tira e molla e va e vieni dei marò, che alla fine son tornati in India. Il ministro degli Esteri Giulio Terzi si è polemicamente dimesso nell'aula della Camera.

Per tenersi buone le commesse indiane di Finmeccanica il governo Letta ha rinunciato ad adire un arbitrato dell'Onu per decidere la giurisdizione del processo; arbitrato che invece è previsto in questi casi dal diritto internazionale. Gli stessi indiani sono in imbarazzo e infatti da un tribunale regionale i marò sono stati spostati come giudizio ad un tribunale speciale appositamente creato.

Senza voler peccare di eurocentrismo, ma fuori dalle ipocrisie del politicamente corretto, molti guardano con timore ad un sistema giuridico incomprensibile come quello indiano, che manda a morte chi cucina la carne bovina, ma non riesce a fermare il branco che stupra e brucia una ragazzina incinta. È un altro mondo, per noi assolutamente fuori da ogni logica, dove le vedove hanno ricominciato a buttarsi sulla pira del marito (pratica proibita dai malvagi colonizzatori inglesi).

Ora il governo e la maggior parte del mondo politico italiano sembrano guardare la vicenda dei marò come un fatto lontano nel tempo e nello spazio, da liquidare con una fatalistica scrollata di spalle. Abbandoniamoli al loro destino, anzi bruciamoli sull'altare della Ragion (economica) di Stato.

Voi che ne pensate?

Giuliano Olivati

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