sabato 29 marzo 2014

#Obama dà il giro a #Renzi

DOPO LA VISITA DI OBAMA
ECCO COME CAMBIA
LA SCENEGGIATURA DEL FILM
 CHE RENZI STA GIRANDO

Di Enrico Cisnetto, Terza Repubblica

Sta cambiando la trama del film. Finora si è parlato dell’esistenza di due sceneggiature della “rivoluzione Renzi”. Una prevede di rappresentare quello che si vede dal vero: un presidente del Consiglio che ha buttato il cuore oltre l’ostacolo e che si gioca tutto sulla realizzazione delle riforme che ha annunciato, e che ha realmente intenzione di arrivare fino al 2018. L’altra, al contrario, disegna un politico spregiudicato che affabula di grandi intendimenti e utilizza a piene mani una sorta di “populismo buono” con cui intende battere il “populismo cattivo” di Grillo con l’obiettivo di vincere le elezioni europee, per poi passare subito all’incasso andando in autunno alle elezioni politiche anticipate. E non c’era neanche bisogno di spremersi il cervello per indovinare quale due fosse quella buona, perché con tutta probabilità entrambe le sceneggiature erano nella testa del regista-attore di questa fiction girata a palazzo Chigi, tenute buone per potersi permettere di decidere all’ultimo momento, fiutando il vento.

Ma ora le cose sono cambiate, e ancor più cambieranno in tempi brevi. Tanto che la trama del film rischia di dover essere completamente riscritta. Perché è lo scenario internazionale ad essere in movimento, come non si poteva prevedere quando è iniziata questa storia, e Renzi potrebbe vedersi forzare imprevedibilmente la mano, suo malgrado. La visita di Obama, molto meno ordinaria di quanto non traspaia dalle cronache, ci dice che gli Stati Uniti intendono spingere l’Europa verso scelte drasticamente diverse da quelle degli ultimi anni. Vogliono una politica economica e monetaria orientata allo sviluppo, che impedisca alla deflazione di succedere alla recessione, e che punisca chi (la Germania) prospera grazie ad un surplus commerciale eccessivo che mette in difficoltà i paesi europei più deboli ma anche gli Usa. Vogliono una politica estera europea comune di stampo neo-atlantico, che sappia mettere la museruola a Putin, facendo abortire le sue ambizioni di ricostituire l’impero sovietico. Vogliono una politica energetica comunitaria che riduca drasticamente il tasso di dipendenza dal gas russo, aprendo a quello shale gas che si sta rivelando un fattore rivoluzionario per l’economia americana. E, infine, vogliono un sistema di difesa europeo finalmente integrato, sia sul piano continentale che con quello atlantico. E chiedono, gli Stati Uniti, che i maggiori paesi dell’eurozona extra Germania – Francia e Italia in testa – facciano argine con gli Usa nei confronti dei tedeschi e del loro asse con la Russia. Altro che F35, qui stiamo parlando di scelte strategiche di grandissima rilevanza. A fronte delle quali Renzi può anche affabulare per due ore con Mentana in tv come se stessero giocando a scopone al bar del paese, ma non si può sottrarre. E non sono scelte semplici, ci sono di mezzo equilibri delicati ed è richiesto un tesoretto di credibilità che il nostro Paese purtroppo non possiede. Giocare una partita che abbia in palio la tenuta dell’eurosistema e della stessa moneta unica su basi opposte a quelle fin qui praticate non è cosa che si possa far a cuor leggero, per quanto si sia spavaldi. Renzi credeva di calcare un certo palcoscenico, e ora si trova a doverne calcare uno completamente diverso. Con molti più vincoli e meno vie di fuga.

Per questo occorre che faccia sul serio le grandi riforme che ha annunciato per cambiare l’Italia. È l’unica strada che ha per avere la credibilità richiesta per giocare su quei tavoli. Non basterà dire che la Merkel è cattiva per rispondere alla chiamata di Obama. Bisognerà avere le carte in regola a casa propria per provare a invertire l’indirizzo europeo.

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