Ingegneri e filosofi
ma poi scelgono
di fare i contadini
La crisi non ferma la crescita di giovani e donne
nel comparto agricolo. Tre su dieci hanno lauree
importanti ma prevale una scelta di vita diversa
Filippo Grossi
Img: L'Eco di Bergamo |
Ma l'aspetto che più stupisce è che su dieci giovani che intraprendono l'attività agricola, tre sono laureati, con un profilo scolastico alto e lauree in Ingegneria, Economia, Architettura e Filosofia.
Studiano per fare altro ma poi scelgono di inaugurare un agriturismo, o aprire un allevamento caprino o cimentarsi nella quarta gamma. Una scelta di vita, ancor prima che lavorativa, che segna un'inversione di tendenza rispetto a qualche anno fa e che sicuramente la crisi, con le croniche difficoltà di industria e commercio, ha contribuito ad accentuare.
Il comparto tiene
I dati, forniti ieri da Coldiretti Bergamo in occasione del bilancio dell'annata agraria 2011-2012, si accompagna alla sostanziale tenuta dell'intero comparto agricolo orobico.
Pur nell'incertezza determinata dalla difficile congiuntura, «l'agricoltura bergamasca ha cercato di tener testa alla crisi – spiega Alberto Brivio, presidente Coldiretti Bergamo – attraverso l'incremento di settori multifunzionali, in particolare con la crescita degli agriturismi (135 solo quelli aderenti a Coldiretti) e della vendita diretta, ma anche grazie alla promozione di nuovi beni e servizi a favore del consumatore tra cui l'ippoturismo, percorsi di mountain bike e pedonabili, agricampeggio, i prodotti caseari per celiaci, coltivazione dello zafferano».
Sul bilancio positivo pesano comunque alcune criticità, «come il forte aumento dei costi di produzione per l'incremento del prezzo dei cereali e della soia, necessari per l'alimentazione del bestiame, e a cui si lega il fortissimo aumento di spese per l'energia soprattutto del gasolio – evidenzia Gianfranco Drigo, direttore di Coldiretti Bergamo -: oltre a ciò, bisogna calcolare i danni causati dalle anomalie climatiche in primavera, e soprattutto dalla siccità che ha provocato seri problemi a colture come il mais e alle produzioni d'uva, con crolli dal 30 al 50%».
Altro nodo cruciale la guerra sul prezzo del latte «pagato finora agli allevatori 38,75 centesimi al litro, ben al di sotto dei costi di produzione alla stalla. Inoltre «la continua difficoltà di accesso al credito che sta imbrigliando lo sviluppo di molte aziende e, infine, la pesante e progressiva cementificazione del suolo agricolo che nell'ultimo decennio ha determinato una riduzione del 24%», precisa Brivio.
Ricambio fondamentale
Tutte condizioni che certamente «non hanno favorito il rilancio dell'agricoltura bergamasca – prosegue il presidente Coldiretti – anche se, fortunatamente, a fianco di una maggiore difficoltà dell'agricoltura "tradizionale" (in particolare, il comparto suinicolo, quello caseario e il florovivaismo) l'avvento dei giovani e delle donne ha provveduto a tenere a galla il comparto primario puntando su settori innovativi come l'agricoltura multifunzionale, in particolare agriturismi, fattorie didattiche, vendita diretta e coltivazione di piccoli frutti portando a un incremento di dipendenti del 13% nell'annata agraria 2011-2012».
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