martedì 12 giugno 2012

√ Dell'aggressione, fisica e politica

Photo: Radiortm
Nella vita mi è successo di patire moltissime aggressioni politiche, e una sola aggressione fisica. La cosa affascinante è che la fenomenologia è molto simile, seppur in gradiente quantitativo. Nell'aggressione fisica tutto è amplificato, in quanto l'essere umano rischia la vita ed entra quindi in una modalità di autoconservazione immediata e potente.



Il tempo rallenta, si ferma quasi, tanto che ripercorrendo la sequenza dell'aggressione con gli occhi  della mente la si rivede al rallentatore. I sensi si acuiscono, l'adrenalina rende subito disponibile la potenza del corpo e la cabina di comando del cervello si sposta nelle sue parti più arcaiche ed animali, ipotalamo e amigdala. Difendersi e scappare le parole d'ordine.



L'aggressione politica, non la critica anche aspra intendo ma l'imboscata bastarda, ingiusta, calunniosa e falsa, insomma l'aggressione a freddo da figli di puttana, il siluro del sicario, non provoca emozioni diverse: solo meno intense ma più sorde e insinuanti, che ti restano sotto pelle a lungo e ti avvelenano a lento rilascio. Anche qui le reazioni sono le solite due: difendersi e/o scappare, qui inteso come ignorare.



Se il cagoulard è un minus habens e si tratta di insulti mai replicare, scenderesti al suo livello e lo faresti brillare della tua luce riflessa, che è quello che vuole. Se (pur restando un demente) il sicario elabora una visione distorta della realtà, una visione che fa perno sulla sua autoproclamata grandezza, allora si deve intervenire ristabilendo la verità. Ma sempre senza dargli troppa importanza considerato che lui, per avere il suo quarto d'ora di celebrità, ha dovuto cercare di far le scarpe a te, che lo ignoravi bellamente.

Eat my dust, loser :)

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