domenica 10 giugno 2012

√ Perpetuum mobile: i corsi e ricorsi del potere


Giambattista Vico (1668 – 1744)


(A) Genesi della dittatura.

1) Ascesa elettorale democratica del leader carismatico, controllo dell'informazione, eliminazione degli avversari politici.

2) Manipolazione verticistica del sistema costituzionale.

3) Controllo terroristico del quadro politico.

4) Assoggettamento totale della società in tutti i suoi aspetti: la "Sincronizzazione".

(B) Mantenimento del potere assoluto: "lo stato sono io".

1) Totale identificazione dell'istituzione con il leader carismatico: il corpo del sovrano diventa l'icona simbolica che riassume in sé l'istituzione, egli è ubiquo e onnipotente, tutto governa, dirige e mantiene nell'essere con la sua presenza fisica. Al suo cospetto tutti ammutoliscono, il chiacchiericcio si smorza, alla parola del popolo subentra l'ascolto stuporoso e fascinatorio del verbo del sovrano.

2) Negazione del pluralismo democratico: il sovrano ascolta (con apparente distrazione) tutti ma poi fa come meglio crede, rispondendo direttamente all'ordine divino da cui discende.

3) Traslazione delle lotte di potere all'unica lotta per i favori del sovrano, centro di gravità permanente dal quale tutto nasce e al quale tutto ritorna: la dialettica politica viene declassata a baruffa di corte, sotto l'occhio paterno e condiscendente del sovrano, il quale solo ha il potere di dirimere ogni controversia.

4) Governo della corte con la tecnica del "divide et impera": il sovrano genera contrasti tra i cortigiani per poi appianarli con la sua autorità e il suo fascino personale, i cortigiani combattono per avvicinarsi all'orecchio e alla bocca del sovrano, al quale nulla sfugge e che ha potere assoluto sulle loro fortune. Egli può innalzare l'inetto per farsene valletto, e annientare senza esitazione chi gli fa ombra. 

5) Alla fine l'istituzione cessa di esistere in quanto tale, per diventare un'estroflessione del corpo del sovrano assoluto. Egli si compenetra in modo mistico con il popolo, alla cui materia dionisiaca di pulsioni e desideri inespressi dà forma apollinea e olimpica di struttura statale immutabile e perfettamente ordinata,con rigido principio gerarchico e trasmissione del flusso informativo dal vertice alla base.

(C) Crisi del modello assolutistico: la rivoluzione.

1) Incapacità del sovrano di dare risposta alle istanze del popolo: l'accentramento provoca, da un certo punto di svolta temporale, lo stallo e la paralisi del regno, che entra in una fase involutiva.

2) Accentuazione dell'aparato repressivo: all'autorevolezza mistica subentra l'autorità, alla parola salvifica del sovrano le picche dei suoi giannizzeri.

3) Organizzazione dell'opposizione popolare: la repressione provoca in modo dl tutto naturale la cessazione dell'incantesimo fascinatorio. "Il re è nudo", e a quel punto comincia la rivolta del popolo contro quello che non viene più percepito come potere di origine divina.

4) Caduta del sovrano: egli diventa il capro espiatorio di tutti i mali del mondo e viene rinnegato dal popolo e dalla sua stessa corte, che rompe le righe nel "si salvi chi può". Spesso è proprio la corte, con le sue frange più politiche e opportunistiche, a cavalcare il nuovo corso, sostitutendo il potere assoluto del re con il governo di un'oligarchia di gerarchi retta da un front man. Oppure potrebbe essere un outsider ad approfittare del momento di crisi, scalando il potere con l'uso di un linguaggio demagogico e suggestivo di grande impatto popolare. Dietro al nuovo principe (quale che sia, oligarchico o populista) in genere si muovono gli stessi poteri e interessi economici che sostenevano la precedente leadership: essi si limitano a scendere da un taxi per salire su un altro, che li porti alla destinazione da loro prescelta.

5) Ripristino della democrazia, manipolata dal nuovo principe con grande ricorso a parole d'ordine populistiche.

E il ciclo si chiude, per poi ricominciare con una nuova dittatura...

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