«Pmi, usate Twitter e Facebook» Piace il guru dei social network Ben 150 imprese presenti nella sede di Confindustria per ascoltare Maz Nadjm «Con i nuovi mezzi le imprese possono capire le esigenze dei potenziali clienti»
di Mariagrazia Mazzoleni
Platea giovane e look informale, relatori compresi. Ad ascoltare Maz Nadjm, il guru dei social media, ieri si sono presentate centocinquanta imprese bergamasche. Ma le adesioni, causa capienza della sala, hanno dovuto essere stoppate a poco più di una settimana dall'apertura dell'evento, promosso dai servizi innovativi e tecnologici di Confindustria in collaborazione con la società di marketing Multiconsult. Jeans e maglioncino rosso nella sede di Confindustria Bergamo, il quarantenne inglese - definito nel 2011 dal The Sunday Times e nel 2012 da Forbes tra i cinquanta professionisti più influenti al mondo, nell'ambito dei social network - ha dispensato consigli sui nuovi luoghi del business. E se nelle nuove piazze ci stanno i clienti della sua società, SoMazi, (dalla Bbc all'American Express, dal Chelsea Football Club a Sky, dalla Nestle a Expedia e alla British Airways) c'è posto comunque anche per le imprese di casa nostra. Che, a considerare dal numero dei presenti all'incontro -moderato da Giovanna Ricuperati, amministratore delegato di Multiconsult - su questa opportunità hanno cominciato almeno a ragionarci. Insomma qualcosa si muove anche in chiave local, soprattutto nel settore dei prodotti di consumo.
«La comunicazione via social media raggiunge rapidamente le grandi masse (circa un miliardo e mezzo nel mondo sono le persone che li frequentano) e in questa piazza - sostiene Nadjm -tendono tutti ad essere molto trasparenti. A condividere pareri e suggerimenti su quello che piace o che non piace. Quindi le aziende, quelle di 40.000 dipendenti come quelle di 50 addetti, hanno un doppio interesse per starci: informare da un lato e ascoltare dall'altro, per capire le esigenze dei potenziali clienti. Anzi per le imprese più piccole è sicuramente più vantaggioso perché l'utilizzo dei social è molto meno costoso di altre forme di pubblicità».
Nato come programmatore, Maz Nadjm, deve la sua fortuna al fatto di aver intuito già dieci anni fa - Facebook era ancora agli albori - l'importanza dei social. Da Twitter a Linkedin, da Facebook a Instagram, passando per Google: «Ognuno ha una propria specificità - ha ricordato il fondatore di SoMazi - ma non bisogna dimenticare che in tutti si confrontano esseri umani e quindi le informazioni devono essere sempre leali, trasparenti, autentiche e a lungo termine, perché dirette a persone che a loro volta trasferiranno il loro giudizio, positivo o negativo, ad amici e followers».
In rete si scambiano opinioni e si formano le decisioni di buyer e consumatori. Una presenza professionale sul web non è più un'opzione o una scelta, ma una necessità, sia in ambito «B2B» (business to business) che «B2C» (business to consumer). Tanto più che i social non sono solo uno strumento legato al processo di vendita, ma abbracciano tutta l'attività, dallo studio e definizione del prodotto, al percorso di distribuzione, fino al customer service. Ragionare in chiave social vuol dire quindi mettere alla prova tutta l'azienda. Con un ulteriore vantaggio: si tratta di iniziative misurabili, il ritorno è immediatamente verificabile.
Ad entrare nei dettagli è stato Luca Bonfanti, responsabile area sociale network di Multiconsult, intervenuto al convegno con Fabio Rezzoagli (Linkedin Italia) e Angela Falotico (Tsw, società leader in Italia nello sviluppo di piattaforme di e-commerce). «Ci sono almeno tre indici di misurazione - ha spiegato -, il fatturato generato (quanti contatti sono arrivati all'e-commerce), la visibilità data all'azienda (che può essere comparata con i costi della pubblicità cartacea) e la riduzione immediata dei costi (in rete si danno risposte e assistenza che prima avvenivano via telefono)». «I social - ha ribadito Bonfanti - sono quindi utili per qualunque tipo di impresa e di qualsiasi dimensione. Anche in Bergamasca siamo passati dalla fase in cui venivano considerati poco più di un gioco, a quella in cui si riconosceva una potenzialità di business, per entrare ora nella terza fase relativa alla valutazione di questo strumento come area d'investimento. È stato stravolto anche il modo di lavorare nel marketing. È ormai statistico, infatti, che il 60-70% del processo d'acquisto di un cliente si è completato ancora prima che il consumatore contatti l'azienda».
Passaparola digitale, piazza virtuale più grande al mondo, le definizioni si sprecano. Una cosa è chiara - tentando un'estrema sintesi del convegno - se le imprese bergamasche vogliono continuare a vendere, devono esserci.
L'Eco di Bergamo 29/10/13
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