alma shalabayeva: il passaporto kazako [photo: ansa] |
ed ecco entrare in gioco il nostro strano bel paese. la moglie di ablyazov, invece di restare col marito a londra, per qualche motivo ha pensato bene di stabilirsi con la figlia di sei anni a roma in una villa di casalpalocco. dato che nella vicenda scopriamo che la signora ha una tremenda paura di venire uccisa, il motivo potrebbe essere semplicemente quello di dividere la famiglia per mettere in sicurezza moglie e figlioletta. a fine maggio l'ambasciata kazaka segnala prima alla questura di roma e poi al ministero degli interni la presenza del dissidente nella villa di casalpalocco, e chiede di arrestarlo in base al mandato di cattura dell'interpol. la notte tra il 28 e il 29 maggio la polizia organizza quindi una battuta di caccia grossa, dispiegando ben 50 uomini della digos che cingono d'assedio e poi espugnano la villetta. del dissidente nessuna traccia, quindi i nostri si concentrano su due succulente prede: la moglie e la figlia.
la signora, in preda al panico, commette l'errore che le sarà fatale: temendo che i 50 in borghese dell'irruzione in casa sua non siano poliziotti ma un commando di sicari, per paura di essere riconosciuta come la moglie del dissidente esibisce un passaporto della repubblica centrafricana. una kazaka, bianca e con gli occhi a mandorla, cittadina africana? sicuramente deve trattarsi di un passaporto falso! sulla base di questo pilastro logico la questura di roma dispone per l'espulsione della shalabayeva e figlia. il tutto senza fare controlli sulla autenticità del passaporto centrafricano, come richiede disperatamente la signora, e senza considerare l'altro passaporto, quello kazako, e il permesso di soggiorno italiano della donna. e questo nonostante la stessa, una volta in questura, racconti al dirigente del servizio immigrazione chi è suo marito e perché lei si trova in italia con la figlia.
quando viene portata al centro di identificazione ed espulsione, separata dalla figlia, la shalabayeva capisce cosa sta succedendo e comincia a chiedere asilo politico in russo e inglese, non sapendo l'italiano. ma nessuno raccoglie e formalizza la sua richiesta. tramite un'altra figlia ventiquattrenne, residente in svizzera, riesce ad assumere un avvocato del foro di roma, che però non ha accesso alle carte.
nel frattempo l'ambasciata kazaka, zitta zitta, noleggia un jet privato e lo parcheggia a ciampino. e in poco più di 48 ore, nella tarda mattinata del 31 maggio, shalabayeva e figlia vengono accolte dal console kazako sull'aereo che le riporta in patria. quel pomeriggio l'avvocato attendeva l'orario di apertura del CIE per formalizzare la richiesta di asilo politico: troppo tardi, beffato da un'espulsione su commissione, pilotata a tempo di record da una burocrazia poliziesca insolitamente efficientissima e solerte.
come è finita la storia? il passaporto centrafricano della signora era regolarissimo, tanto che poi il premier letta due mesi dopo è costretto a farne revocare l'espulsione. il che ha un sapore ancor più beffardo, dato che nel frattempo la shalabayeva è inchiodata in kazakistan: non è agli arresti ma non può lasciare la capitale, in quanto prontamente indagata per tangenti atte a procurarsi il passaporto centrafricano. il marito dissidente da londra ringrazia letta, pur manifestando il fondatissimo timore che quando i riflettori mediatici si spegneranno la moglie finisca in carcere e la bambina in brefotrofio. ad ogni modo le due donne potranno in qualsiasi momento venire usate come arma di ricatto contro di lui.
a roma i ministri di interni ed esteri si palleggiano il solito scaricabarile, da cui emerge persino un fax inviato dalla questura romana alla farnesina per chiedere informazioni sulla shalabayeva prima dell'espulsione.i media ricordano che il dittatore kazako nursultan nazarbayev, oltre a vendere gas e petrolio anche all'italia, è amico personale di silvio berlusconi, capo partito (anzi capo tout court) del ministro degli interni angelino alfano. anzi qualche complottista sospetta addirittura che silvio sia socio occulto di nazarbayev nell'affare del petrolio e del gas. come che sia, salta fuori che l'ambasciatore kazako ha parlato, nelle ore cruciali precedenti l'espulsione, con il capo di gabinetto di alfano e con i massimi vertici della questura romana. quindi non solo la farnesina ma pure il viminale era informato sulla vicenda. come prevedibile ora a volare saranno gli stracci, ovvero i vertici della questura romana e forse qualche alto funzionario ministeriale, ma senza toccare il livello politico governativo.
i ministri degli interni e degli esteri, alfano e bonino, giurano e spergiurano la loro ignoranza sulla vicenda, quasi non fosse una toppa peggiore del buco. i media, la politica e la pubblica opinione si chiedono se per caso non si sia trattato di una extraordinary rendition stile cia camuffata da procedura burocratica.
io invece, come dicevo all'inizio, sono fiero. orgoglioso di appartenere ad un paese finalmente libero dal giogo del suo retaggio culturale familista e mammone, al punto da rispedire una mamma e la figlia seienne tra le fauci di un dittatore che gode fama internazionale di torturatore.
così si fa. anzi la prossima volta torturiamole noi a roma per procura: famo prima.
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