domenica 31 marzo 2013

#napolitano, i #saggi e la mossa del cavallo

la fontana di Monte Cavallo in Piazza del Quirinale a Roma
photo: trekearth/francio64 
nel gioco degli scacchi il cavallo è  quel pezzo strategico che, con il suo movimento a elle, permette di superare ostacoli e scavalcare insidie impossibili da risolvere con un approccio frontale.
il presidente della Repubblica Napolitano dev'essere un giocatore di scacchi. di fronte all'impasse nella formazione del governo l'unica mossa possibile era quella del cavallo. come tutti sappiamo l'elettorato si è diviso su 3 minoranze, destra sinistra e Movimento 5 Stelle. nessuna di queste minoranze può governare da sola e alleanze tra loro paiono impossibili.

M5S infatti rifiuta in toto il sistema dei partiti come strutturato dalla nostra Costituzione e quindi si mette fuori gioco da solo. resterebbe la possibilità di una grande coalizione destra - sinistra, resa però impossibile dal fatto che il Pd ovvero Bersani e il suo gruppo dirigente non accettano alleanze con Silvio Berlusconi, ritenuto personaggio impresentabile. de quo il dilemma di Napolitano, che non può nemmeno sciogliere le Camere dato che siamo nel semestre bianco precedente la fine del suo mandato.

bisognava quindi a tutti costi sbrogliare la matassa, anche per non dare all'estero un'idea di Italia come zattera della Medusa nella tempesta, idea che l'avrebbe resa facile e appetibile preda della speculazione sui mercati dei titoli di Stato.

la soluzione di Napolitano è  semplice e geniale ad un tempo: lasciare in carica il governo uscente per l'ordinaria amministrazione e insediare una commissione bipartisan di 10 saggi. questo inedito organismo politico dovrebbe portare ad un nuovo governo da un lato, e dall'altro serve ad indirizzare l'azione parlamentare verso temi di convergenza sulle leggi più indispensabili e urgenti e sulle riforme istituzionali.

con questa trovata che non va contro la Costituzione pur non essendo codificata dalla stessa, Napolitano si dimostra un genio. tutte le forze in campo hanno infatti il loro contentino che le costringe a starsene buone buone. M5S, che ha dichiarato in tutte le occasioni che mai avrebbe dato la fiducia ad un esecutivo dei partiti, non deve dare la fiducia a nessuno dato che il governo c'è già, e può valutare provvedimento per provvedimento come aveva subito proclamato di voler fare per tenere tutti sotto tiro. il Pd ha il contentino che la candidatura di Bersani a ricoprire la carica di premier è messa tra parentesi e non atrocemente sbertucciata, e quindi non si deve aprire immediatamente la successione ad un segretario incapace di portare il partito fuori dalla palude. anche il Pdl ossia la forza di centro destra è gratificata dal fatto che Napolitano non la tratta come un cane in chiesa, ma anzi la valorizza nella commissione bipartisan dei saggi e la fa rientrare saggiamente in partita.

ma il grande valore aggiunto della mossa del cavallo di Napolitano è un altro: riportare il dialogo politico sulle cose concrete da fare, sulle misure urgenti da prendere per salvare l'Italia e la sua economia, togliendo di mezzo la spinosa questione della formazione del governo, che allo stato delle cose come detto sopra appare insolubile. facciamoli pensare alle cose concrete insomma e poi magari scopriranno di avere molti più punti di affinità e convergenza di quanto adesso, bandiere e lancia in resta, non si rendano conto. dalla commissione di saggi alla fine potrebbe scaturire un vero e proprio governo con un programma condiviso e la fiducia delle Camere. oppure si andrà tutti d'accordo a nuove elezioni, ma non precipitosamente stile weimar, e dopo aver fatto una nuova e più decente legge elettorale.

il vero sconfitto di questa situazione, anche se costretto a fare buon viso a cattivo gioco, è proprio il Movimento 5 Stelle, che dal caos e dall'incapacità di trovare un accordo trae ossigeno per il suo progetto di dissoluzione della democrazia parlamentare. in un quadro nel quale tutti devono fare la loro parte per salvare l'Italia infatti il Movimento 5 Stelle a questo punto non può più tirarsi indietro, e deve comunque partecipare al processo di riflessione per il bene del paese. se questa riflessione porterà ad un accordo di governo, Movimento 5 Stelle potrà decidere se far parte di questo accordo o rimanerne tagliato fuori. in entrambi casi sarà sconfitta la sua linea pura e dura contro la democrazia parlamentare e per una fantomatica democrazia diretta web 2.0. tempi difficili per il progetto "illuminato" di Gaia propugnato da Casaleggio, Becchi e l'ala oltranzista e fantascientifica del movimento.

insomma con la mossa di Napolitano che allontana l'Italia dalle urne il Movimento 5 stelle è al bivio. o rimane la pittoresca fronda dei Bastiani contrari e viene tagliato fuori da un probabile nuovo accordo tra destra e sinistra, oppure decide finalmente di sporcarsi le mani, diventa quello che costituzionalmente già è, un partito a tutti gli effetti, ed entra nel gioco della formazione di un governo. il videogame di restare fuori a veder formare un governissimo e poi attaccarlo e sfiancarlo fino alle prossime elezioni non funziona più. qui infatti non si parla di governissimo dell'inciucio partitocratico, ma di un vero e proprio esecutivo di salute pubblica, sostenuto dalla riflessione bipartisan sulle cose concrete da fare promossa dalla commissione dei saggi. un governo per l'Italia al quale lo stesso Movimento 5 Stelle sarebbe invitato a dare il suo contributo, e restarne fuori potrebbe costare al Grillo parlante la perdita del consenso di molti suoi elettori.

il problema è che Grillo non può andare contro Napolitano, perché formalmente l'uomo del Colle gli ha dato ragione verso una soluzione in chiave belga, anche se in ultima istanza la soluzione punta a neutralizzare proprio il Movimento 5 Stelle.

la mossa del cavallo era preparata da tempo, e lo si è intuito quando Napolitano si arrabbiò moltissimo e stoppò Monti, che voleva lasciare la traballante Presidenza del Consiglio per la comoda poltrona di presidente del Senato. lì si è capito che un nuovo governo non era velocemente alle porte, e pure che il vecchio inquilino del Colle Quirinale (che in passato era detto anche Monte Cavallo) ne stava meditando un'altra delle sue.

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