mercoledì 5 giugno 2013
la legge che NON abolisce il finanziamento pubblico ai partiti
tanto tuonò che piovve. dopo anni di polemiche sui fiumi di denaro convogliati dallo stato nel pozzo senza fondo delle casse dei partiti, in barba al referendum che abrogò il finanziamento pubblico (prontamente reintrodotto ribattezzandolo "rimborso elettorale"), la montagna ha partorito il topolino del disegno di legge governativo. l'ennesimo caso di funambolismo semantico, dove si dichiara solennemente che il finanziamento è abolito ma poi lo si reintroduce sotto mentite spoglie, come spiega l'articolo di Giovanni Cominelli pubblicato su L'Eco di Ber gamo. per cui la legge sull'abolizione del finanziamento pubblico ai partiti tutto fa fuorché abolire il finanziamento pubblico ai partiti.
quousque tandem abutere, catilina, patientia nostra?
"Tra il 2016/17 la legge dovrebbe andare a regime. Solo che il ddl «rimodula», ma non abolisce affatto! Il finanziamento attraverso i rimborsi elettorali – circa 150 milioni all’anno –, scacciato dalla porta, rientra dalla finestra in molti modi. Il primo è quello del finanziamento dei gruppi parlamentari (75 milioni annui) e regionali (70 milioni). Il secondo è il previsto due per mille drenato dalle tasse con detrazioni al 52% per importi compresi fra 5 e 5.000 euro annui e al 26% per importi tra i 5.001 e i 20 mila euro. Il terzo sono le agevolazioni per la stampa, per la comunicazione tv, per l’uso degli immobili.
Le circa 80 Fondazioni, legate a correnti e a persone di partito, continueranno ad incassare ogni anno contributi per quasi mezzo miliardo.
Ma le spese maggiori, che finora nessuno ha «abolito», sono quelle per il funzionamento delle
Camere. Nel 2012 sono costate 1,5 miliardi, dieci volte di più del finanziamento dei partiti. Il nostro Parlamento costa il doppio di quelli europei. Lo stipendio medio di un dipendente – dall’autista, al barbiere, al commesso – è di 150 mila euro all’anno. Un insegnante prende 30 mila euro all’anno; un preside, che dirige una scuola di mille alunni e 120 insegnanti, ne prende 60 mila! Se, poi, scendiamo «giù per li rami» delle istituzioni regionali, provinciali e comunali, i soldi pubblici finiscono in stipendi per «lavori» privatamente utilissimi, socialmente inutilissimi. La Regione Lombardia conta un dirigente ogni 80 dipendenti; Sicilia e Molise un dirigente ogni 9 dipendenti. Resta il terzo capitolo di spesa, quello dei «rappresentanti» nazionali, regionali, provinciali, comunali e di... zona: è il più alto in Europa e nel mondo.
Chi ha costruito questa mostruosa macchina di rappresentanza/governo inefficiente e dissipativa? È l’immoralismo delle classi dirigenti politiche? O quello della società civile complice, che le sceglie? Da sempre, la natura umana è quella che è. Ma sono le cattive istituzioni che fanno emergere il lato peggiore degli uomini che le abitano."
GIOVANNI COMINELLI
L'Eco di Bergamo 06/06/13
foto: tabelle sul finanziamento pubblico ai partiti mandate in onda da Porta a porta, Rai1
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