sabato 8 giugno 2013

#berlusconi, l' #euro e il bar sport #italia

il sogno inconfessabile di silvio
nel post I lirici dell'industria italiana abbiamo illustrato i danni che la liretta e il dumping della svalutazione competitiva hanno causato alla produzione italiana, troppo spesso sostenuta dall'esportazione di prodotti di modesta fattura, che ci ha relegato in un'eterna serie B manifatturiera. il tutto a danno delle eccellenze industriali nazionali, quelle che non hanno bisogno del cambio per esportare.

ora ci risiamo, e alla grande: la crisi turba (giustamente) le masse e chiama il suo capro espiatorio: colpa dell'euro che non ci consente di svalutare la liretta per esportare! del resto conoscete un esponente della classe dirigente italiota che abbia mai avuto il coraggio di ammettere le responsabilità sue e della casta? sempre meglio dar la colpa al #gombloddoh demoplutopippopaperino.

a due politici molto attenti alla pancia del "bar sport italia", due uomini di spettacolo come grillo e berlusconi, non è parso dunque il vero di poter ridurre tutto al derby calcistico italia/germania: tutta colpa di quella strunz della merkel! andiamo a battere i pugni sul tavolo in europa! anzi vai tu giovane letta, armiamoci e partite...

e così il nostro popolo di fantozzi, frittatona di cipolle birra gelata e rutto libero, si accomoda beato sul sofà sognando "italia/germania 4 a 3"; senza capire che è stato proprio chi propone quel modello autarchico e fumettistico, nazionalista e vagamente fascioide ("l'orgoglio della sovranità nazionale!")  la causa della deriva economica e politica della nazione.

sul tema ha parole chiare Alberto Krali nel suo fondo su L'Eco di Bergamo del 08/06/13:


SE L’EURO DIVENTA LA VITTIMA SACRIFICALE

Berlusconi ha lanciato la sfida: o il governo Merkel comprende le ragioni di Roma o l’Italia va per la sua strada. La Germania è sempre pronta a bacchettare gli altri, la tutela dei suoi interessi nazionali è intransigente. E per un Paese in recessione tragica come l’Italia è questo

un carico non più sopportabile. Questo è un tema caldo ed è evidente che se il capo del governo Enrico Letta dal vertice europeo del 27 e 28 giugno esce a mani vuote, nel Paese si scatenerà un moto di rabbia contro l’euro. 

Tutti i ceti sociali soffrono: dalle imprese ai lavoratori, l’Italia intera ribolle. Basta scorrere i giornali, o guardare i festival dell’economia. A Trento la manifestazione organizzata dal Sole 24Ore e dalla casa editrice Laterza suona: sovranità in conflitto; mille chilometri più a Sud, ai Dialoghi di Trani è emblematico il titolo: quo vadis Europa? Il politico Berlusconi ha alzato quindi le antenne e ha anticipato tutti nel dettare l’agenda politica. Ancora una volta i democratici si fanno sorprendere. Perdono così due occasioni: la prima è riprendere contatto con quegli elettori che la crisi la sentono e potrebbero riavvicinarsi al Pd, la seconda è togliere di mano all’ex capo del governo il pallino dell’euro.


La parola d’ordine è la crescita ma viene declinata in euro sì o euro no. Rai Radio3, che peraltro è vicina agli ambienti cosiddetti progressisti, sull’amletico quesito ci ha costruito una trasmissione: ma nel Pd sono troppo presi dalle loro beghe e non sentono gli umori neanche della piazza mediatica. Così nelle prossime settimane saremo presi tra i due fuochi di Grillo e Berlusconi, che sul rapporto viscerale con le folle hanno costruito le loro fortune politiche. L’ex comico con la proposta di un referendum sulla moneta unica ha trovato il classico

capro espiatorio sul quale scaricare tutte le colpe.
E l’ex capo del governo, resuscitato dopo le elezioni, ha esteso il concetto: la colpa è della Merkel.

Ma è proprio così? Spesso si dimentica che se il Paese in recessione, con i debiti che si ritrova, non avesse alla spalle la Banca centrale europea, sarebbe già affondato sui mercati internazionali. E poi non si dice che la svalutazione renderebbe più convenienti i prodotti italiani rispetto a quelli tedeschi ma non a quelli cinesi e asiatici. Erigere dazi doganali in difesa della produzione nazionale avrebbe come ripercussione la chiusura del mercato cinese all’industria italiana. E parliamo della nazione che ha il più grande numero di potenziali consumatori al mondo. E in crescita costante. Insomma non c’è partita. Ma è una questione di testa, non di pancia. 


Sono 31 infatti i miliardi di euro di cofinanziamento (dal Fondo europeo di sviluppo regionale e dal Fondo sociale europeo) che devono essere ancora spesi da qui al 2015, e che l’Italia per inefficienza non ha attivato. E che dire del 20% del Pil di economia sommersa ? E dei 60 miliardi di corruzione diffusa (dati della Corte dei Conti)? La vera misura di cui l’Italia ha bisogno è quello dell’osservanza della legge. L’euro ha fatto crescere i prezzi. E tutti si lamentano, giustamente. Ma si dà il caso che mentre da noi sono aumentati, sino

al doppio, in Francia ancora oggi nei negozi c’è il cartellino con l’equivalente in franchi. Così la gente fa i conti in rapporto al suo stipendio. Chi doveva controllare? Il governo. Allora Berlusconi e Tremonti non vollero inimicarsi i commercianti, che sono tanti e votano.

E poiché gli elettori hanno sempre ragione e i governanti pure, l’unico ad avere torto è la moneta unica. Tanto non può parlare.


ALBERTO KRALI

vedi anche 

#ultimaparola: uscire dall' #euro è la playstation degli accademici à la page? 

2 commenti:

  1. Al bar sport tutti hanno un'idea e una soluzione per ogni cosa! Tutti "esperti" e mai un'autocritica!! Stanno li a ridurre e/o complicare il pane a seconda del vento. Al bar sport nessuno si sente insignito di una sola responsabilità, esattamente come i soloni che "in alto" cercano e trovano sempre capro espiatorio, altrove! Valle tutto, tranne ammettere una colpa, una responsabilità. E così, sempre avanti ......
    Sconfortante analisi, sconfortante situazione!!
    Luvi1904

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